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L’educazione olfattiva è la disciplina che permette di affinare capacità sensoriali e cognitive legate all’olfatto promuovendo lo sviluppo di questo eccezionale strumento per conoscere e interpretare la realtà. Dovrebbe quindi entrare di diritto in quel programma di “sviluppo armonico della persona” che rappresenta l’obiettivo più elevato del nostro odierno sistema educativo.
Per comprendere meglio l’apporto di questa disciplina, possiamo far riferimento a analoghe pratiche che interessano altri sensi, già accettate e per quanto possibile integrate nei percorsi di apprendimento scolastico. L’educazione visuale, per esempio, permette di imparare a leggere un’immagine e ad acquisire competenze che l’occhio naturale non possiede, favorendo la formazione del cosiddetto “pensiero visuale”.

Allo stesso modo l’educazione olfattiva è il percorso di allenamento sensoriale che ci prepara a dare significato all’esperienza olfattiva, ad apprezzare fragranze e ogni altra forma di espressione che interessa questo senso. Può precedere l’addestramento specifico in una particolare disciplina (profumeria, enologia, ecc.), ma ha valore anche come attività fine a sé stessa. Offre infatti grandi benefici sul piano fisico, psichico e cognitivo permettendoci di sviluppare il “pensiero olfattivo”.


L’indispensabile esercizio olfattivo

Nei primi anni di vita l’esperienza con odori, aromi e profumi, serve soprattutto per imparare a “leggere” il mondo, recependo e catalogando determinate qualità dell’ambiente. Questa attività sensoriale accresce la quantità delle sinapsi prodotte dal cervello, contribuendo alla formazione dell’intelligenza in un’età in cui la corteccia è particolarmente plastica.
Tuttavia, crescendo, questa “fase sensoriale” si considera conclusa e di conseguenza diminuiscono le possibilità per ragazzi e adulti di affinare il proprio olfatto a meno di non scegliere una preciso indirizzo professionale.
Quello che si sa poco, è che il sistema olfattivo partecipa alla neuroplasticità del nostro sistema nervoso centrale, di conseguenza la pratica di odorare attivamente e le attività che coinvolgono questo senso, sono indispensabili per il suo pieno funzionamento. L’esercizio dell’olfatto ha un effetto tangibile sul nostro sistema percettivo. Per esempio, nei nasi esperti è stato riscontrato un bulbo olfattivo più sviluppato in termini volumetrici rispetto a quello delle persone che non hanno avuto una formazione specifica. Se con l’allenamento è possibile accrescere le proprie capacità olfattive, è vero anche che questo senso può atrofizzarsi come riscontrato nelle persone affette da anosmia, iposmia, problemi neurologici. Tuttavia la pratica assidua può migliorare alcune di queste condizioni e contrastare anche l’inevitabile decadimento dell’olfatto dovuto all’avanzare dell’età.

La configurazione delle sinapsi del bulbo olfattivo, che determina la nostra capacità di sentire e riconoscere gli odori, è il risultato di tutte le esperienze olfattive che abbiamo vissuto nel corso della nostra vita. Di conseguenza un costante esercizio è indispensabile per mantenere sana e attiva questa facoltà sensoriale non solo nel corso dell’infanzia, ma per tutto l’arco della nostra vita.

L’olfatto e lo sviluppo della persona

L’educazione olfattiva, indirizzata a una popolazione eterogenea di persone è un percorso ancora in parte inedito e inesplorato. La sua efficacia, per lo meno all’inizio, si misura non tanto in termini di “prestazione” (hard skills), ma come beneficio psico-fisico e maturazione di qualità e disposizioni personali (soft-skills).

Ci trasmette l’attitudine e soprattutto il potere di valutare in autonomia ciò che sentiamo, di prendere fiducia nelle nostre competenze, prima di tutto quelle naturali, e avere totale padronanza nell’espressione verbale che ci permettere di portare la nostra personale esperienza sul piano della condivisione e della comunicazione.

In questo approccio, non rivolto all’addestramento in un determinato settore ma allo sviluppo di questa sfera percettiva in generale, l’attenzione si sposta dalla classificazione tassonomica degli odori, alla nostra esperienza con gli odori. Riconoscere e nominare una grande quantità di sostanze odoranti testimonia senz’altro l’efficacia del nostro esercizio, ma è ancora più importante imparare sentire aromi e profumi nella loro ricchezza di sfaccettature, e affinare una strategia linguistica per esprimere percezioni che, nel caso dell’olfatto, sono sempre intrise di ricordi ed emozioni soggettive.

Nelle sessioni di educazione olfattiva di Smell Atelier che ho l’onore di presiedere, la prima cosa che viene trasmessa è che tutte le percezioni hanno uguale dignità. Una sommelier giustamente mi ha chiesto: “Ma allora qualsiasi cosa io senta va bene?”. Per noi si. Ciò che conta è saper giustificare.

È importante sottolineare che l’educazione olfattiva non è una pratica legata alla conoscenza scientifica di un oggetto (un vino, un profumo, un miele) e non è ancora protesa all’individuazione di una verità unanimemente condivisa (“è un Chianti”). Ma è un esercizio del sentire, una ricognizione delle qualità spesso non misurabili, potremmo dire atmosferiche, della realtà che si offrono al nostro intelletto come impressioni olfattive e insieme mnemoniche ed affettive.

L’olfatto e la sfida della complessità

Come disciplina, l’educazione olfattiva prende dunque una strada diversa da quella seguita dai percorsi di addestramento mirati a conseguire competenze in specifiche discipline quali profumeria, enologia, birrologia, analisi sensoriale ecc.
La rigida metodologia di stampo scientifico di queste ultime impone che l’individuo si faccia da parte perché le istanze soggettive interferiscano il meno possibile nell’analisi. L’educazione olfattiva è invece rivolta allo sviluppo della persona e pertanto il contributo individuale è il più possibile valorizzato e integrato in un processo di conoscenza che riguarda sì l’oggetto “odore”, ma in relazione alla nostra specificità percettiva, cognitiva, culturale, nonché all’ambiente in cui ci troviamo.

Miliardi sono le molecole odorose, naturali o prodotte dall’uomo, che possiamo sentire singolarmente o più spesso combinate tra loro in miscele complesse. L’educazione olfattiva ci mette nella condizione di cogliere la ricchezza di questo mondo eterogeneo, di apprezzarne le diverse sfumature, di rispettare sensibilità che non collimano con la nostra, imparando a gestire la complessità.
L’acquisizione di maggior velocità nel riconoscere gli odori, la capacità di usare un linguaggio sia analitico sia evocativo, lo sviluppo di una particolare forma di immaginazione, quella olfattiva, sono ulteriori apprezzabili benefici della pratica.

Per questo, insieme a libri, matite, fogli, colori, strumenti musicali, lavagne digitali e ai computer sarebbe bello vedere un giorno apparire tra i materiali scolastici anche degli “olfattori”, ovvero biblioteche di odori, a uso delle giovani generazioni.

[Articolo originalmente pubblicato in inglese su: magazine.moellhausen.com]